ART

Andrea esprime la sua arte attraverso il mondo del riciclo ridando senso e vita a migliaia di oggetti che raccoglie e custodisce nel suo laboratorio.

Legni usurati e tarlati,metalli arrugginiti e corrosi dal tempo,oggetti comuni rifiutati sono “Materia viva” che diventano lo sky-line dei suoi grattacieli , vecchie moke da caffè saranno i suoi robot e camere d’aria creano il volto di tribali Divinità.

Le sue opere sono destinate a far sognare e a risvegliare la fantasia di chi le osserva.

Progetti:

IO ROBOT 

 

 

 

NERO GROOVE

 

 

 

LANIMALI

 

 

 

CITY

 

 

 

GRUNF

 

 

 

LANTERNE MAGICHE

 

 

 

<< Nella storia europea si danno nomi descrittivi alle varie epoche, quando si parla di Secoli bui ci si riferisce all’epoca iniziale del Medioevo, il Cinquecento è il Secolo del Rinascimento, di meravigliose opere d’arte e di grandi rinnovamenti. Il Settecento viene chiamato Secolo dei Lumi, l’Ottocento è il secolo della macchina, delle invenzioni, della rivoluzione industriale.

In quest’ottica il secolo breve di Hobsbawn, quello appena passato, sarebbe forse meglio identificarlo come Secolo della cibernetica. È proprio in questo periodo che si sono realizzate quelle innovazioni che un tempo erano solo teorizzate. Il robot è un prodotto del ventesimo secolo anche come termine. Venne, infatti, inventato dallo scrittore ceco Karel Capek che concepì la parola derivandola dal termine ceco robota che significa corvè, lavoro pesante.

I robot di Andrea Locci sembrano una sintesi tra i ricordi dei primi automi che sono apparsi nella storia, come per esempio i Golem il rabbino Jehuda Löw e delle fantasie contemporanee di Robot che si compongono e scompongono, riuscendo persino ad auto ripararsi usando tutto quello che capita sotto mano.

Da più di dieci anni Andrea Locci, nel suo laboratorio accumula tutto quello che ha una storia da raccontare, migliaia di oggetti di uso quotidiano, buttati, dimenticati in qualche vecchio scantinato o rivenduti nel mercatino delle pulci di turno. Assembla, incolla, ricuce, ridando vita e senso a qualsiasi cosa che lo affascini. Il suo lavoro però non è legato a semplice riciclaggio di oggetti abbandonati, egli concepisce un universo benevolmente fantascientifico nel quale eserciti di robottini sbarcano nella nostra vita creando famiglie e costruendosi persino le loro città utopia.

Si tratta comunque di vere e proprie sculture dove solo alcune parti sono adattate e presi da oggetti di uso quotidiano. L’artista, forte della sua capacità creativa, combina le forme recuperate assieme a quelle concepite nella sua fantasia, riuscendo ad elaborare un’idea autenticamente coinvolgente, ottenendo di trasportarci nel suo mondo immaginario. >>

Miroslava Hajek